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venerdì 15 settembre 2017

ALAKIM - LE CATENE DELL'ANIMA (VOL.3) di Anna Chillon


Combattere pur avendo perso le forze, scoprendo sentimenti avversi,facendo della propria debolezza la propria arma.

Con i nuovi arrivi in città, una grande minaccia incombe su Alakim. Privato del potere e stremato da una fame che non è più in grado di soddisfare, diviene facile preda dei suoi nemici.

Questa volta lottare insieme a Nicole e Muriel non gli basterà a salvare se stesso e tutti coloro che lo circondano da un male che dilaga inarrestabile, contagiando Marsiglia intera.
Questa volta ciascuno dovrà porsi dinnanzi allo specchio per scoprire l’origine della propria fragilità e svelare i reconditi sentimenti dell’animo.
Perché la vera forza sta nel guardarsi dentro, faccia a faccia con i propri demoni, accogliendo qualunque realtà venga rivelata, per quanto dura essa sia.



mercoledì 28 giugno 2017

mercoledì 6 luglio 2016

Intervista ad Anna Chillon a cura di Rosaria



Lo spazio interviste di oggi è dedicato ad Anna Chillon, talentuosa scrittrice self, che ci ha regalato romanzi del calibro di Alakim, luce delle tenebre; Alakim, le regole del gioco; Nobili parole e nobili abusi; Giada, un amore colpevole; oltre che un'antologia di racconti erotici dal titolo "Solo sua". Un' autrice eclettica e fuori dagli schemi che si distingue per le trame originali e i personaggi forti: quelli capaci di scatenare la fantasia e infiammare i cuori..... e non solo!!!!!



CIAO ANNA,

BENVENUTA SUL NOSTRO BLOG. Sono orgogliosa di avere il privilegio di intervistarti per ROMANCE AND FANTASY FOR COSMOPOLITAN GIRLS.
Devo confessarti che dopo aver letto i romanzi su Alakim, ho sentito il bisogno di contattarti per porti alcune delle domande che mi sono sorte spontanee durante la lettura. Diciamo che sono rimasta folgorata e, per non farmi mancare niente sono approdata anche a “Giada, un amore colpevole”, un altro fulmine a ciel sereno nella mia vita tranquilla da lettrice.
Ma partiamo subito con le domande:
 
La prima domanda è su di te: chi è Anna Chillon e come ti sei avvicinata alla scrittura?
 Prima di tutto grazie per lo splendido complimento e per questo spazio, è un piacere per me trovarmi qui con voi!
Quindi comincio subito a parlarvi un po’ di chi sono.
Sono una persona terribilmente timida, cresciuta nelle campagne emiliane, che da sempre ama fantasticare ed esprimersi più tramite le parole scritte che non a voce. Ho studiato come ragioniera e ho lavorato come impiegata fino a quando, insieme a Robby, ho pensato che la vita avesse di più da offrirmi. Sono anche una persona che in aeroporto piangeva per quel che lasciava, per trovarmi a riderne qualche anno dopo, capendo di non aver mai abbandonato ciò che è davvero importante per me e che nessuno mi può togliere (come gli affetti), ma soltanto ciò che non mi serviva più. In compenso trovando me stessa, o per meglio dire, la mia strada.
Certo, scegliere il cambiamento ha comportato delle rinunce, ma al contempo mi ha fatto uscire dal circolo vizioso di una vita preconfezionata e mi ha permesso di esaudire il mio sogno nel cassetto: scrivere romanzi. Ci sono voluti più di trent’anni della mia vita, ma come si dice: meglio tardi che mai!
Robby è stato il vero catalizzatore di questo cambiamento sotto tutti i punti di vista, infatti è stato sempre lui che mi ha spinta a scrivere, seguendomi passo passo, con infinita pazienza e attenzione. Lui mi aiuta a ideare le trame, legge e corregge i miei testi: è l’editor, il grafico, il pubblicitario e il webmaster. Soprattutto è la stella nel mio cielo che mi affianca nel cammino, illuminandomi il percorso.
Scrivere mi è sempre piaciuto, fin da quando erano i diari o le lettere (ebbene sì, ai miei tempi si usavano ancora le lettere di carta profumate e decorate!) a essere riempiti dalle mie confuse parole. Per molti anni però ne ho fatto a meno; le mie giornate erano troppo impegnative e il mio tempo libero soffocato da tutto ciò che di meno rilevante ci poteva essere. Eppure quell’aspirazione  era sempre lì e prima o poi doveva riaffiorare. Leggere poi era una terribile tentazione che nutriva quel desiderio anziché smorzarlo, perciò alla fine inevitabilmente ha prevalso, sfociando nei racconti erotici (ora riuniti nella raccolta Solo Sua). Quei primi esperimenti mi hanno indotta ancor di più a comprendere quanto semplici racconti non fossero sufficienti a dire ciò che volevo: serviva un romanzo o, perché no, un’intera serie. Così è nato Alakim, il primo, una prova e un viaggio tra i più folli e incisivi della mia vita. E da quel momento, sì, posso dire di essermi davvero avvicinata alla scrittura!
  
Non è da tutti poter contare su una persona come Robbie, tra l'altro devo dire che è bravissimo vista l'alta qualità dell'editing e delle Cover. Complimenti anche a lui.
Come ti dicevo la serie di “Alakim” è stata quella che, a mio parere, ti ha permesso di inserirti nell’olimpo delle migliori autrici self italiane. Cosa ti ha spinto a scrivere una saga tanto impegnativa, in cui i protagonisti escono dai canoni classici della rappresentazione del bene e del male. Cosa ti ha ispirata e guidata nel cammino?

Anche ora devo subito ringraziarti, soprattutto perché conosco autrici self Italiane d’eccezione che non hanno nulla da invidiare ad autrici edite da grandi CE, ed essere paragonata a una di loro mi lusinga immensamente!
Per rispondere alla tua domanda, devo premettere che non si può immaginare quanto di me ci sia in Alakim, in particolare nel primo volume, e quanto abbia significato per me scriverlo. È stato un romanzo catartico, sia per il momento nel quale è stato realizzato che per tutto ciò che ha contribuito a cambiare nel mio essere. Valeva la pena di scriverlo anche soltanto per questo!
Mi hanno spinta il mio passato, le mie letture e la mia voglia di mettermi in gioco. Penso che le poche righe scritte al principio del romanzo rimangano sempre le parole più adatte per dire in sintesi cosa mi ha guidata:

“Ho adorato Dio, ci ho litigato, l’ho supplicato, l’ho detestato…
e c’era sempre, perennemente, qualcosa che non mi tornava.
Finché la mia fede non si è trasformata in qualcosa di diverso che viene dal mio stomaco più che dalla mia testa.
Questo è ciò che mi ha animata nella stesura di Alakim, nella sua lotta, interiore ed esteriore.”
Prima di cominciarlo avevo gettato le basi, una traccia, ma è stato solo nello scriverlo che mi sono trovata travolta in prima persona: è un po’ come se fosse stato lui a scegliermi e inventarmi, e non viceversa.


 Alakim sempre ad un passo dal perdersi definitivamente nelle tenebre che lo avvolgono; Muriel mistico e intenso fino al punto di rinunciare alla vita umana per cogliere e comprendere sino in fondo il mistero del proprio io; Samshat che chiude il cerchio prendendo per mano gli altri due e guidandoli passo per passo. Personaggi forti e ben delineati, diversi e in un certo senso complementari, la loro alchimia è perfetta e poi Nicole, capace di fare luce nelle tenebre. Parlaci di loro, del loro io più intimo, dei pensieri reconditi che nutrono. Nei libri c'è qualche passaggio che hai dovuto cancellare per motivi di editing ma che ti sarebbe piaciuto pubblicare? 
Beh, una domandina proprio semplice e sbrigativa… posso scegliere quella di riserva?
Quando mi avete detto che sarebbero state otto domande, non mi avete detto che ciascuna ne includeva altre mille più subdole!
Scherzo. Bando alle ciance.
Ci sono parti che ho eliminato in entrambi i volumi, ma in tutta sincerità nulla di essenziale e nulla che rimpianga di non aver pubblicato. C’è una scena in particolare tra Denise e Alakim, a mio parere molto simpatica, che potrei inserire in un volume successivo (ebbene sì, in una prima versione del secondo volume quei due facevano una “bizzarra” conoscenza).
Nel complesso credo ci sia poco dei reconditi pensieri dei protagonisti che io non abbia anche solo accennato, nel bene e nel male. Qui riprendo la domanda precedente: forse pare che i miei personaggi escano dalla rappresentazione classica del bene e del male non tanto per la loro impronta fantastica, quanto per il loro aspetto realistico, perfino esasperato nella propria passionalità.  Sono colmi delle contraddizioni che abitano ciascuno di noi: gli eroi non sono soltanto eroici e perfino il Male in persona ha la sua ragion d’essere.
Certo, sono personaggi complessi dei quali conosco meglio di voi la storia passata, ma sono loro stessi a svelarmi, strada facendo, il loro io più segreto… credo quindi che dovremo aspettare il prossimo volume per saperne tutti di più, me compresa!
 
Alakim, il cattivo per eccellenza, soggiogato dalla propria natura satanica non respinge il male che lo pervade ma, al contrario, se ne nutre, ci gode, lo pratica. Ciò nonostante riesce a mantenersi in equilibrio non rinunciando al flebile richiamo della luce, che alberga sepolta in qualche punto remoto del suo cuore. Sembra quasi un messaggio subliminale destinato ai lettori: nessuno è cattivo fino in fondo, nessuno è completamente buono. L'eterna battaglia tra il bene e il male governa il mondo. Ma cos'è bene e cos'è male! Quanta importanza ha avuto la religione con i suoi dogmi e paradigmi nella stesura dei libri?  Immagino che tu abbia dovuto compiere ricerche molto complesse per inserire citazioni così azzeccate tratte dai testi sacri.
Per citare Alakim che cita il serpente di Nietzsche: “Il bene e il male sono solo i pregiudizi di Dio”.
Potrei dire che il bene e il male sono forze complementari, necessarie l’una all’altra e inseparabili: “è nel cielo più buio che le stelle brillano più luminose”. È nelle massime espressioni di male che giungono le massime espressioni di bene, pensiamo ad esempio alla guerra e a coloro che si sono distinti per il sacrificio di sé nel salvare vite altrui. Ovviamente il male è sempre da rifuggire e mai da giustificare, ma è essenziale accettarne l’esistenza quando non si può combattere, non solo all’esterno, ma anche dentro noi stessi, se vogliamo trovare pace.
Potrei poi spingermi un po’ più in là e dire che bene e male sono concetti relativi, variano secondo il punto di vista. Un semplice esempio: una carezza di un uomo alla sua amante potrebbe essere un bene per chi la riceve, ma un male per la moglie che si sente tradita.
Oppure potrei andare ancora un passo oltre e dire che il bene e il male non esistono. Sicuramente non esistono come noi li intendiamo. Non come “giusto” e “sbagliato”, perché sono entrambi parte del tutto, dell’essere stesso, o Dio, o natura, o esistenza, comunque lo vogliamo chiamare; di conseguenza nessuno dei due può esistere per errore.
Dipende insomma da quanto in profondità desideriamo addentrarci nella verità dell’essere.
La Bibbia è un testo di difficile interpretazione che contiene verità assolute, ma facilmente travisabili e banalizzabili, come quasi sempre avviene. Io sono cresciuta in una famiglia molto credente, questo negli anni mi ha dato modo di conoscere una parte (a pensarci piccolissima!) di essa. Confesso che a me “credere” non è mai riuscito bene. Accettare le cose per sentito dire non rientra nella mia indole, perciò la mia fede ora è molto più simile al “sentire” una verità che non può essere spiegata a parole, ma che alberga da sempre dentro di noi e di cui siamo circondati.
La mia vera ricerca, a parte i testi della Bibbia, avviene dentro me stessa; passando dal senso di colpa e inadeguatezza di Nicole (derivato in gran parte proprio da quel modo banale d’interpretare la Bibbia), alla lotta interiore degli opposti insita in Alakim, diretta e ancora in cammino, verso l’accettazione di sé e del tutto che il Serafino ha compiuto. Non a caso sono le ricerche che compio sul misticismo di Muriel quelle che mi affascinano, mi coinvolgono e mi impegnano di più.
Voglio precisare che non ho scritto i romanzi pensando di trasmettere intenzionalmente determinati concetti, ma pare che essi siano emersi quasi da sé. Per arrivare al dunque, il messaggio più diretto, vero tema del primo volume di Alakim, è sì quello della presenza in ciascuno di noi degli opposti, ma proseguendo, con il secondo volume diventa la presa di coscienza del “gioco” di quell’illusione che è la vita e di cui possiamo essere più o meno consapevoli.
Pensiamo di vivere la realtà? Davvero? E qual è?
Quello che noi chiamiamo “realtà” in effetti è soltanto uno specchio di ciò che vogliamo vedere. Il mondo che percepiamo con i nostri sensi non sarà mai uguale per tutti noi, ma sarà sempre e soltanto la rappresentazione di ciò che il nostro ego (inteso come pensiero/personalità) distorce a proprio piacimento. Lo stesso angolo di strada, per chi vi ha perso un familiare in seguito a un incidente, può apparire grigio, ostile, mentre per chi vi ha scambiato la prima promessa d’amore con l’innamorato può apparire colorato, brioso, romantico. Non sarà mai sempre e soltanto una strada, finché noi non saremo soltanto un essere privo di ego. Impossibile.
Possiamo solo essere consapevoli che, in fondo, la strada non esiste.
Ecco, hai voluto farmi questa domanda e io mi sono persa come sempre nelle mie caotiche elucubrazioni, per giungere al semplice: “questo mondo è tutto un’inesistente follia”!
…Però, per essere inesistente è proprio bello, vero?

E' semplicemente fantastico!
Sono certa che tutte le tue fans si stanno chiedendo quando avremo il piacere di leggere il seguito della storia. Quanti altri libri conti di pubblicare in questa serie e si aggiungeranno altri protagonisti principali? Siamo tutte in fibrillazione per sapere come evolverà la storia d'amore tra Alakim e Nicole, perché a mio parere, anche se la natura di Alakim è quella che è: lui sa amare! Se poi non si tratta dell'amore canonico e stucchevole a cui siamo abituate, beh pazienza ci adegueremo. Personalmente  sono anche curiosissima di sapere che cosa farà Samshat, ora che è stato costretto a riprendere possesso del suo corpo mortale. E Muriel? Personalmente penso che sia incapace di perdonare se stesso, il suo cammino è forse il più difficile perché i suoi demoni interiori provengono da risvolti psicologi interiori molto profondi. Perdonami non so se sono riuscita a chiarire bene quello che penso, ma di sicuro desidero approfondire la conoscenza con lui. I fatti del suo passato mi incuriosiscono molto. I prossimi libri saranno dedicati a ognuno di loro oppure porterai avanti le storie parallelamente?
Ti confido che per un momento ho considerato l’idea di scrivere un spin-off intitolato “Muriel” proprio per raccontare il suo passato lungo ed estremamente complesso come hai giustamente dedotto, di cui ancora non ho parlato apertamente. Immaginavo non mi bastasse inserire qualche capitolo sui suoi trascorsi in un nuovo volume di Alakim, perciò volevo narrare la sua storia passata per intero, dalla sua giovinezza nel bordello, alla sua morte, il suo peregrinare, fino alla conoscenza con Samshat. Ne ho discusso con Robby e anche se in principio ci sembrava una buona idea, abbiamo infine optato per proseguire la serie senza deviazioni, nel solito modo.
Alakim si impone e non mi permette di spostare la mia attenzione altrove! Quindi rimarrà sempre lui il soggetto principale del terzo volume, anche se la storia andrà avanti in toto, con i personaggi già presenti e con l’aggiunta di new-entry com’è stato per il capitolo due.
Per quel che riguarda la storia tra lui e Nicole, non ti smentisco: il sentimento dell’amore non gli è estraneo, ma… C’è un “ma” dato dalla sua complicata natura che poi è anche quella che attira a sé Nicole in modo così prepotente. Di sicuro c’è qualcosa che li lega in maniera incondizionata e che li vedrà ancora insieme, ma il come e il perché è qualcosa che al momento non è dato di sapere nemmeno alla sottoscritta.
  
Lo spin-off ci sarebbe piaciuto, ma comprendo e condivido le tue ragioni.
Come ho già accennato, ho da poco terminato la lettura del tuo ultimo lavoro "Giada. Un amore colpevole" e anche qui..... beh devo proprio dire che sono rimasta colpita. Parliamo di un argomento completamente diverso da quello dei libri su Alakim ma sicuramente più sconvolgente, perché mentre per la serie di Alakim possiamo parlare di opere di urban fantasy, per Giada non è così. Mentre leggevo non potevo fare a meno di pensare che cose del genere potevano benissimo accadere nella vita reale, anzi: sicuramente sono accadute anche nella vita reale! E allora anche qui la domanda è d'uopo: cosa ti ha ispirata. Un fatto particolare, una notizia di cronaca o più semplicemente la storia stava sepolta nel tuo cuore in attesa di vedere la luce?
Hai detto bene in ultima battuta: una storia ancora più vecchia di quella di Alakim in attesa in un limbo, fin da quando ero giovincella. Ho sempre avuto un debole per gli uomini più grandi e più maturi di me, per il senso di sicurezza in sé, per il loro fascino e, perché no, anche per il gusto del proibito. L’inebriante sensazione che mi davano di essere al sicuro e in pericolo al tempo stesso. Devo ammettere che in senso generale ho sempre amato di più la compagnia degli adulti che dei miei coetanei, di qualunque sesso fossero, mentre i fanciulli sono rimasti perennemente creature a me distaccate, per quanto mi sforzassi di condividerne i giochi.
Nonostante in Giada il livello di violenza sia infinitamente minore rispetto a quello presente in Alakim, in effetti la storia suscita più scalpore per il fatto che si presenta come un romance-contemporaneo. D’altro canto è un romanzo d’intrattenimento, non di formazione, e volutamente narra di un amore anticonvenzionale. Chi mi conosce sa che i miei personaggi tendono sempre al dark, perciò la mia visione di romance non poteva essere tutta rose e fiori; dovevano esserci comunque elementi di dissidio, di lotta, di incomprensione e un velo sottilissimo, quasi invisibile, di amarezza. Eppure con Giada ho dato il massimo del romanticismo che posso esprimere: più di così non sono in grado di addolcirmi… siate comprensivi!
  
Tranquilla ci piaci così!
La storia di Giada e Vincent è veramente forte, non solo per la differenza di età tra i due protagonisti, ma anche per la natura perversa di Vincent e quella nascosta di Giada. Lei in fondo è una bambina, ma con l'evolversi della storia si rivela quella forte. Vincent è un dominatore, Giada una vincente. Io l'ho intesa così! Come ci sei riuscita? Voglio dire: come sei riuscita a trasformare un rapporto, che di primo acchito faceva pensare allo stupro di un uomo maturo su di una ragazzina in una storia d'amore così profondo?

Leggendo molti dei pareri che stanno uscendo su questo romanzo mi rendo conto sempre di più di quanto il mondo sia uno specchio di noi stessi (come dicevo prima): vediamo ciò che vogliamo vedere. Sono nate discussioni e ci sono pareri così contrastanti sui due protagonisti che pare siano stati letti romanzi prettamente differenti. Stesse pagine, stesse righe, stesse parole, eppure la Giada che molti hanno inteso forte, coraggiosa, disposta a lottare per ciò che vuole, qualcuno l’ha considerata plagiata, debole e vittima. Chi ha ragione? Dove sta la verità?
Da nessuna parte e da tutte quante, ma senza dubbio so quello che provavo scrivendolo. Quindi spiego ciò che è esclusivamente il mio punto di vista.
Vincent non ha semplicemente visto una ragazzina, per poi desiderarla e possederla. Lui la conosce profondamente, vuole il meglio per lei, eppure il suo desiderio è così potente da condurlo a perdersi quando capisce che lei prova la stessa brama e che lo sta mettendo alla prova. Giada dal canto suo sente che quell’uomo le dà qualcosa che non riesce e non vuole ottenere da nessun altro. Quando si sottomette a lui lo fa perché le dà piacere farlo, è nella sua indole, quella che ora grazie a lui può cominciare a capire, accettare e usare per goderne con la persona che desidera.
Penso che solo il sentimento possa trasformare una storia che altrimenti figurerebbe come il racconto dell’opportunismo di un adulto nei confronti di una giovane, in una storia d’amore: un desiderio reciproco, un’intesa forte, affetto e complicità. Poi resta il fatto che non siamo perfetti, Giada e Vincent non lo sono per nulla, ma è proprio la loro imperfezione che gli permette di avvicinarsi.
Ci sono pianti, paure e liti perché è così nella vita ed è ciò che a mio parere rende la storia più vera e interessante, altrimenti avrei scritto una favola per bambine. In realtà in un certo senso lo è: è una favola per bambine grandi e vaccinate, come me. Mi chiedi come ho fatto? Non lo so. Senza dubbio mi sono controllata, dando un giro di vite alle potenzialità di Vincent in campo sadico, rendendole subordinate al suo affetto per Giada. Per il resto mi sono messa le cuffie, due cuscini dietro la schiena, un pannetto sulle gambe, una tisana sul comodino e ho cominciato a sognare ad occhi aperti.
 
Anche qui mi è sembrato di notare che il tema portante sia quello della differenza tra il bene ed il male. Anzi, in questo caso credo sia meglio dire: tra giusto e sbagliato. Ma cosa è giusto e cosa è sbagliato? Forse la risposta sta nel fatto che al cuore non si comanda. L'amore non conosce età, non fa differenza tra i colori della pelle, unisce alti e bassi, belli e brutti e persino buoni e cattivi. Le scene di sesso sono sconvolgenti, non inferiori a quelle in Alakim seppur diverse, eppure coinvolgono ed entrano sottopelle lasciando chi legge ansioso di averne ancora, forti ma mai volgari. Inizialmente si ha l'impressione che si tratti del solito libro sul BDSM, in realtà non è così è molto di più e si rimane con la curiosità di sapere come potrebbe evolversi la storia nel futuro. Hai in mente un sequel per Vincent e Giada?
Attualmente no. Sono già andata contro me stessa scrivendo un piccolo epilogo (mi dichiaro fortemente contraria agli epiloghi sia come lettrice che come scrittrice!). Sapevo però che le lettrici ne avrebbero sentito la mancanza perciò, ora che non scrivo più soltanto per me stessa, ho deciso di trovare un compromesso inserendone uno breve. Tuttavia devo ammettere che non escludo mai totalmente un seguito di qualunque mio romanzo, o magari uno spin-off; quando si creano dei personaggi e si trascorre con loro tanto tempo ci si affeziona e può essere che si torni a desiderare di passare in loro compagnia altro tempo per andare più a fondo nella loro storia.
In ogni caso un sottofondo di BDSM, più o meno dichiarato, lo si può trovare in tutti i miei romanzi e racconti, semplicemente perché è un aspetto del sesso e delle relazioni interpersonali più presente di quel che si pensi. Se lo riteniamo soltanto una pratica estrema, allora posso dire che in Giada è totalmente assente, se invece lo consideriamo come un gioco dove entrambe le parti vincono, un combaciare di due opposti che si attraggono e si compensano, allora sì, possiamo dire che il protagonista interpreta il ruolo di sadico dominante e Giada il ruolo di masochista sottomessa.
In realtà l’idea era quella di due persone che non si definiscono, non si etichettano, e vivono in base a ciò che sentono perché, come hai giustamente detto, l’amore vince su tutto, anche sul giusto e lo sbagliato.
  
Ne libro compare anche Niccolò, un bel personaggio: un pittore maledetto e della sua vita passata troviamo solo qualche accenno. Si intuisce che ha raggiunto una relativa serenità percorrendo un cammino lungo e doloroso. Hai in mente di scrivere qualcosa anche su di lui e sulla sua donna misteriosa?
Sta diventando un complotto. Perché mi chiedete tutte questa cosa?!
Scherzi a parte, Niccolò mi intriga e sono assai contenta di avervi trasmesso questa mia sensazione. Purtroppo non ho avuto modo di conoscerlo bene durante Giada perché non era il suo momento, però potrebbe essere che il suo momento arrivi prima o poi. Ora è troppo presto per pensarci, non riesco a fare progetti a così lungo termine: chissà cosa avrò voglia di scrivere dopo Alakim tre! Per ora è già tanto aver deciso che nei prossimi mesi tornerò a dedicarmi al demonio dai capelli rossi, per il resto: chi vivrà vedrà!

Diciamo che la curiosità su Niccolò nasce spontanea, un personaggio così interessante non può non avere un passato intrigante! (Qui avrei inserito un emoticon sogghignante, peccato che il blog non le
supporti!).
Per finire facciamo che Anna chiede e Anna risponde, sei libera di farti una domanda a piacimento, quella a cui avresti  tanto voluto rispondere ma nessuno ti ha fatto mai.

Signora Anna, è pronta per assistere al casting del telefilm “Alakim”?
Come no!!! Prontissima!!! Chiamo qualche amica di sostegno e veniamo subito!
Bello sognare, eh. Pensare che possiamo farlo tutti e non costa nulla.
Anzi, ci si possono scrivere interi romanzi ;)
 
Senza dubbio sognare è una delle cose più belle che la natura ci ha regalato, è gratis e non ci sono confini all'immaginazione,ma tradurre i propri sogni in caratteri stampati su un foglio di carta, trasmettere ad altri le emozioni che ci procurano, è un dono che non tutti hanno. Ti auguro di cuore di sentirti rivolgere al più presto quella particolare domanda.

Grazie Anna per averci dedicato il tuo tempo ed essere stata così paziente ed esaustiva. Siamo liete di averti potuta ospitare su nostro Blog.
Mille grazie a voi per la splendida ospitalità e perdonatemi se mi sono dilungata nei miei voli pindarici!
Un abbraccio e buone letture a tutti ;)


Per chi ha la forza di credere che ogni fine è un inizio,
che ogni cambiamento non è mai una sconfitta,
ma una crescita;
per essi è come sulle giostre: “Altro giro, altro regalo”.
E il girotondo non ha mai fine.

Anna Chillon





 
 













Per leggere le nostre recensioni dei romanzi di Anna Chillon, cliccare sulle rispettive immagini !!



martedì 6 ottobre 2015

ALAKIM - LE REGOLE DEL GIOCO di Anna Chillon


Lontano. Solo. Libero di accantonare quel poco di umanità rimasta, Alakim terrorizza le notti parigine dando sfogo alla parte più oscura di sé. È in queste condizioni che s’imbatte in un un uomo dalle grandi risorse ed empia inventiva, il cui potere cela azioni criminali. Alakim resta perciò a Parigi, lungi dall’idea di far ritorno e ignaro di chi, per amore o per vendetta, si è già messo sulle sue tracce. Per trovarlo, Nicole e Muriel hanno infatti deciso di intraprendere un viaggio che li costringe a mettersi in gioco nel più esplicito dei modi. 

Scelte difficili e persone senza scrupoli ostacoleranno il loro cammino, ma ciò che conta è trovare Alakim per essere uniti ancora una volta nel tentare l’impossibile, scommettendo ancora tutto in nome di un’amicizia. 

Lotteranno, cederanno alla carne e scenderanno a compromessi con la propria coscienza, per comprendere che, in fin dei conti, il “gioco” non è soltanto quello che si palesa come tale, ma è la vita stessa, nella quale ogni vittoria non è altro che l’inizio di una nuova avventura. E chi tira le fila, non sempre ottiene esattamente ciò che vuole.

lunedì 23 marzo 2015

Nobili parole, nobili abusi di Anna Chillon

Palazzo Leicerhampton, 1801. Rimasta orfana in giovane età, Dawn prende servizio nella dimora del conte Terence Ibelin Cristopher, venendo pericolosamente a conoscenza dei suoi biechi segreti. Non appena Terence lo scopre decide di imporre alla fanciulla troppo curiosa un crudele compromesso. Dawn deve accettarlo se tiene alla sua vita, ben sapendo che in questo modo finirà tra le grinfie del Padrone, impreparata alla sua impetuosità e al suo terribile fascino. Ed è così che nasce tra i due una relazione che stravolgerà la vita di Terence, portandolo a consumare una lotta nella quale tutto sarà messo a rischio, perfino la vita stessa.
Tutto, pur di possedere la sola cosa autentica che resta.
Possedere lei.