lunedì 7 maggio 2018

Blog Tour Dark Zone: Giuseppe Chiodi - Olimpia Petruzzella - Paolo Fumagalli



Ossessione, superstizione e magia nera. È il vortice in cui sprofonda Pietro Cimmino, il proprietario di un negozio di antiquariato, nel tentativo di riprendersi sua moglie. La separazione l’ha fatto impazzire; l'incontro con Dafne, studentessa beneventana, gli riaccende la fiducia in sé stesso.
Ma quella misteriosa ragazza scatena la gelosia della Bella ‘Mbriana, a cui l’uomo è devoto. E quando la piccola Sonia, figlia di Pietro, viene coinvolta dalle forze oscure scoperchiate dal padre, egli varca la linea che separa la realtà dall’immaginazione, la città dal sottosuolo, per salvare lei e sé stesso.
Una fiaba dark fatta di riscatto e identità. C’è solo un avvertimento di cui tener conto: non fidatevi del monacello.

Sparecchiamo. La blocco. «Lascia, lì.»

«Uff.» Sonia molla la sedia, prende i fiammiferi e accende la vrasera. Ci sediamo sul divano, davanti al fuoco. Le fiamme mi rilassano, il torpore si diffonde dalle dita ai polmoni.

«Piccola, lo sai che deve esserci sempre un posto libero. Casomai la ’Mbriana si volesse riposare.»

«Sì, come no», si appoggia alla mia spalla. È stanca, poverina, ed è colpa mia. «Mamma non tornerà così, lo sai?»

L’abbraccio e l’avvolgo come un fagottino. Il crepitio mi fa venire sonno. Le lingue incandescenti danzano sul carbone e sui trucioli. L’odore di bruciato sa di casa, di ricordi, della nonna che accendeva il braciere e ci raccontava le favole. Il rame porta ancora i segni dei fuochi passati e la nuova cenere lo adombra.

«Sai, Sonia, ho fatto tanti errori nella mia vita. Continuo a sbagliare», aspiro il fumo. «Ieri ho buttato all’aria una grande occasione. Ho interpretato male i numeri. Però ho conosciuto una persona.»

Sonia si rizza. «Chi?»

«Vai a letto, che è tardi.»


Un ex violinista che detesta la musica classica, una giovane editor divorziata che si sente sempre inadeguata e non sa cosa vuole dalla vita, un attore gay e viziato che cerca di rovinare il matrimonio del suo migliore amico, famoso sceneggiatore, anch’egli gay e in crisi col marito. A legare queste vicende è Diana, giovane sceneggiatrice che, nonostante la sua esuberanza e i modi franchi e gentili, non riesce a lasciarsi andare del tutto nelle relazioni con gli altri. Il bullismo psicologico che ha subito al liceo le ha, infatti, lasciato addosso un senso di disagio da cui non riesce a liberarsi.


«Il mastino dei Baskerville? Di nuovo?»

Il marito si strinse nelle spalle.

«Sentivo la mancanza di Holmes», rispose semplicemente. Smise di leggere, ma continuò a tenere gli occhi sulla pagina.

«Tu senti sempre la mancanza di Holmes. Avresti dovuto sposare lui.»

Sentì l’ironia nella voce di Michael e sorrise appena. Sapeva che stava cercando di essere carino con lui. Si stava sforzando davvero. Era il suo modo di ringraziarlo per la torta.

Magari avessi potuto, pensò e stava per dirlo quando si morse le labbra.

«Preferisco te», ribatté, invece.
Michael infilò in bocca un altro cucchiaino. Non sapeva cosa rispondere. Il silenzio era riempito dalle ultime note di Money, money, money, a cui si sostituì Honey, honey. Non vide il compagno sorridere maliziosamente, ma si accorse che aveva chiuso il libro, posandovi sopra gli occhiali da lettura, e si era alzato. Gli rivolse un fugace sguardo interrogativo e spalancò gli occhi.
Mark schioccava le dita e muoveva il bacino, scoordinato.
Honey honey, how you thrill me.
Braccia in alto e giro lento.
Ah aah, honey honey.
Braccia sul bacino e salto.
Honey honey, nearly kill me.
Spalle avanti e indietro, colpo di bacino.
Ah aah, honey honey.
Michael scoppiò a ridere. Mark lo sentì e non si fermò. Era sollevato di aver finalmente catturato la sua attenzione. Alzò le mani e saltò. Poi gli voltò le spalle e dimenò il sedere, conscio di avere i suoi occhi puntati addosso.
Michael aveva ormai le lacrime agli occhi. E forse fu per quello che non si oppose, quando si sentì afferrare e tirare su. E neppure quando Mark iniziò a ballare attorno a lui.
I don’t wanna hurt you, baby,
I don’t see you cry
So stay on the ground, girl,
You better not get too high
But I’m gonna stick to you, boy,
You’ll never get rid of me
There’s no other place in this world
Where I rather would be.
Gli prese le mani e lo costrinse a muoversi. Michael fece appena un minimo di resistenza, poi iniziò a seguirlo. Le loro mani si intrecciarono. E prese a guidare il marito che proprio non sapeva ballare.
Honey honey, touch me, baby.
Ah aah, honey honey.
Honey honey, hold me, baby.
Ah aah, honey honey.
La canzone finì che erano uno nelle braccia dell’altro. La testa di Michael premeva contro il petto di Mark, che gli accarezzava la schiena disegnando con le dita dei piccoli cerchi sulla stoffa della maglietta. Rabbrividì a quel contatto, erano settimane che non sentiva quel tocco sul suo corpo. Indietreggiò di colpo, sciogliendo l’abbraccio, voltando la testa e abbassando gli occhi per evitare di guardarlo.
«Amore…» La voce del marito era dolce e bassa.
«Vado a dormire. Sono davvero stanco. Scusami», cercò di spiegare, in tono brusco.



Bucaneve, colpita da una misteriosa malattia che nessuno sa spiegare, è una bambina che ama le storie raccontate dalla madre e i sogni a occhi aperti. Ma un’avventura più strana di qualunque fantasia la aspetta in un mondo notturno e misterioso, abitato da bizzarre creature legate alle tenebre e all’occulto. È l’inizio di una serie di incontri con gatti e corvi parlanti, streghe che vivono nella foresta, solitari becchini, cavalieri senza testa, scheletri e altri personaggi tanto sinistri quanto buffi e stravaganti. Conoscendo meglio le atmosfere macabre e divertenti del Regno Sotterraneo, Bucaneve scoprirà che anche la Morte in persona può sognare e cercherà un modo per tornare alla realtà…
Un omaggio gotico alle visioni eccentriche create da Lewis Carroll, un viaggio in un Paese delle Meraviglie oscuro e surreale.

«A proposito, c’è una cosa che vorrei chiedere. Dove mi trovo esattamente?»

Il corvo la osservò in silenzio per un paio di secondi, poi saltellò sul ramo sbattendo le ali nere in un frullare di penne. Infine rispose con voce pacata, come se stesse dicendo una cosa di poca importanza: «Qualcuno lo chiama Regno Sotterraneo».

Bucaneve, piuttosto stupita dall’affermazione, sollevò lo sguardo e obiettò: «Ma noi non siamo sottoterra».

«Come fai a esserne tanto sicura?»

«Perché lassù c’è il cielo, con la luna e le stelle e tutto il resto.»

«Forse la volta di questa grotta è tanto alta da poter ospitare anche un cielo e poi al di là di essa si trova un altro mondo con un altro cielo», replicò il corvo, con tutta l’aria di non essersi lasciato turbare dall’osservazione fatta dalla bambina. «Ci hai mai pensato?»

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