martedì 3 ottobre 2017

Quello che non ami di Anyta Sunday


Rory A. Phillips è stanco di essere tormentato dai fantasmi del passato. Stanco di soffrire come un cane. Stanco di sentirsi sperduto. Ogni volta che “vede” William, il suo migliore amico, fa i bagagli e fugge via in sella alla sua moto. Esisterà un posto in cui scappare per essere libero da lui? Un posto in cui potrà imparare ad amare? Un posto da poter chiamare casa?
Dopo aver perso l’ultimo parente rimastogli, Eric Graham si trasferisce a Wellington per cominciare un nuovo lavoro e una nuova vita. È solo, se si escludono le ceneri di suo nonno che non si convince a disperdere in mare. L’unica persona che conosce in città è uno stronzo omofobo con cui preferirebbe non avere nulla a che fare, ma non fa altro che imbattersi in lui.
Rory ed Eric, entrambi soli e in lutto, cercano la maniera di andare avanti.
Forse il modo migliore è farlo insieme.


In questo quarto libro dedicato alla serie “Da nemici ad amanti” leggiamo finalmente la storia di Rory. Nel capitolo dedicato a Will e Heath era già emerso il personaggio dell’omofobo stronzo e violento di Rory, nettamente in contrasto con il nerd tatuato Eric che diceva di averlo però baciato. Personalmente ero molto curiosa di poter leggere di questi due ragazzi così diversi, ma entrambi con grande potenziale. Devo dire che Anyta ha saputo creare una storia davvero emozionante e dolce, ricca di sentimenti e crescita personale dove vi è un evolversi di situazioni per il raggiungimento non solo di un lieto fine romantico, ma anche per la realizzazione del proprio io personale dei due protagonisti.
La narrazione a pov alterni permette l’approfondimento psicologico sia di Eric che di Rory, entrare nella loro testa e capire quali siano i loro demoni personali e i loro sogni per il futuro aiuta la comprensione di due personaggi decisamente complessi.
Rory fugge da anni, fugge dal dolore per la perdita di William, suo migliore amico e amore segreto, fugge dalla sua sessualità mai ammessa, fugge dal giudizio della famiglia che non può capirlo. Quando arriva in una città si cerca un lavoro e un posto dove vivere, ma quando vede qualcuno che assomiglia a William fa fagotto e cambia posto. La sua vita è fatta di solitudine autoimposta finché decide di fermarsi a Wellington a casa dello zio dove non solo è a contatto con quel tipo di famiglia che ha sempre desiderato, ma incontra nuovamente Eric, il ragazzo che aveva osato baciarlo e che lui aveva trattato davvero male.
Eric è in un momento nero della vita, il nonno che amava è morto lasciandolo solo al mondo e si è dovuto trasferire in una città dove non conosce nessuno per un lavoro che odia, ma che gli serve per potersi mantenere. La solitudine è schiacciante e nel viaggio verso Wellington soccorre un motociclista con la gomma a terra, Rory. All’inizio spera di non essere riconosciuto, ma poi scopre altri tratti del carattere spigoloso di Rory e si tuffa in questa difficile amicizia dove spesso gli viene sbattuta la porta in faccia, ma dove capisce anche che i pochi lati positivi valgono la pena delle batoste che riceve.
Due personaggi molto diversi, ma egualmente soli che, passo dopo passo, trovano un modo per stare insieme e, contemporaneamente, per realizzare i propri sogni ed ammettere finalmente le proprie paure e affrontarle.
Insomma, un viaggio attraverso la vita di due ragazzi che devono ancora trovare il proprio posto nel mondo, affrontare ostacoli, paure e giudizi, ma che insieme riusciranno a diventare uomini e fieri.


Durante l’infanzia e l’adolescenza, Rory avrebbe tanto voluto avere una famiglia così. La voleva anche adesso. Voleva aver voglia di chiamare sua madre per raccontarle come stava e parlare per ore al telefono. Voleva essere se stesso – proprio come faceva Lily – ed essere amato nonostante tutto.

Rory annegò nei suoi baci umidi, acquistando man mano sicurezza come se ogni nuovo bacio fosse una pozione magica che gli dava la forza di essere chi era e fare quello che voleva. E in un certo senso era vero. Era grazie a Eric che stava compiendo i passi necessari per andare avanti.Un sacco di cose erano merito suo.L’aveva sopportato quando era un bastardo omofobo, aveva avuto pazienza con lui nonostante non avesse fatto nulla per meritarsela, l’aveva aiutato ad aprire gli occhi accecati dall’ottusità, l’aveva consolato nel momento peggiore della sua vita.

Lo zio scosse il capo. «Non devi dire nulla, Rory.»E invece sì, doveva. «Ho bisogno di dirlo. Cioè, so che lo sai, ma ho bisogno di dirlo.» Quella piccola ammissione lo fece sentire più leggero e, in qualche modo, più risoluto e sicuro di sé. Le sue parole risuonarono nel silenzio, perché l’ultima canzone degli Shearwater era appena finita. O forse soltanto perché erano vere. «Sono… sono gay. E lui…» indicò il vialetto su cui Eric si era allontanato, «lui è Eric. Il ragazzo con cui sto pensando di andare a vivere.»


«Vieni,» lo invitò Eric.
Lui lo fece e si fermò ai piedi del letto. L’altro ragazzo era spaparanzato sopra le coperte, con Pigolo accoccolato nell’incavo del braccio. «Ti sta facendo le fusa contro l’ascella, eh?»
Lui ghignò. «Ha iniziato dall’ombelico.»
Rory gli lanciò il mazzo di chiavi. «Spero che non ti dispiaccia.»
«Dispiacermi?» Eric le esaminò fino a trovare la sua. La strinse così forte che gli sbiancarono le nocche. «Dev’esserci un errore. Non può essere come dicono.»
«Un errore? Con la chiave?»
«No. Lascia perdere. La chiave è… esattamente dove dovrebbe essere.» Fece per puntellarsi sui gomiti ma lui lo fermò.
«Non ti muovere. È così che voglio ritrarti.» Posò lo zaino sul pavimento, recuperò il suo regalo dal salotto e tornò in camera. Sbatté le palpebre alla vista che lo accolse. «Credevo di averti detto di non muoverti.»
«Mi sono ricordato che volevi disegnare i miei tatuaggi.»
Fece scorrere lo sguardo sul torso ben proporzionato, con l’inchiostro che luccicava sotto il riflesso della luce. Aveva una gran voglia di mollare l’album e salire a cavalcioni su di lui per godersi il calore del suo corpo. Resistette all’istinto e andò ad aprire le tende per far spiovere ancora più luce aranciata sul suo soggetto.
Seduto sul davanzale, con il blocco sistemato sopra alle ginocchia piegate, cominciò a lavorare. Ignorò il piano troppo stretto che gli si conficcava nel sedere, del tutto concentrato sull’immagine che aveva davanti. Un silenzio confortevole li avvolse, interrotto soltanto dal rumore della matita sul foglio.
Quando ebbe finito – o ne ebbe avuto abbastanza per il momento –, appoggiò la testa alla cornice della finestra e lo studiò. «Non ti rende per niente giustizia.» Spostò lo sguardo su Eric, gli sorrise e lo riportò sul disegno. Era di nuovo nervoso, ma fanculo: non avrebbe lasciato che i palmi sudati e la pelle d’oca lo tenessero lontano da ciò che voleva davvero.
Ripose l’album accanto allo zaino e si voltò verso il letto. Si sfilò la maglietta e i pantaloni. Eric, che non gli aveva scollato gli occhi di dosso, trattenne il fiato per un istante e subito dopo cominciò a respirare affannosamente. 
Rory si stese accanto a lui e spostò Pigolo sul cuscino. Chinò il capo, senza smettere di guardarlo, e baciò il solco che conduceva all’ascella. Eric inspirò forte dal naso. Lui gli catturò i peli con le labbra e tirò piano, poi tracciò una scia di baci giù lungo il fianco.
Esplorò ogni centimetro di pelle esposta, facendolo gemere e inarcare.
Dopo una buona dose di carezze strazianti, Eric non riuscì più a stare fermo. Si tolse a fatica il resto dei vestiti e si affrettò a sfilargli anche i boxer.
«Dio, sei bellissimo,» gli mormorò all’orecchio mentre si strusciavano uno sull’altro.
Il complimento lo colpì nel profondo e lo fece sospirare di piacere. Cazzo. Era meraviglioso sentirsi così vicino a lui. Così al sicuro. Così apprezzato.
Lo attirò sopra di sé, perché era stupendo avere il suo peso a schiacciarlo sul materasso, a proteggerlo. 
«Voglio che…» Non riuscì a finire la frase. «Voglio…» Chiuse una mano sull’erezione di Eric e lo baciò, augurandosi che capisse che lo voleva dentro.
«Lo voglio anch’io,» gli assicurò lui, labbra sulle labbra.




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ANYTA SUNDAY è una grande, GRANDISSIMA fan dei romance a “cottura lenta”. Ama leggere storie dove i personaggi si innamorano pian piano.
Alcune delle situazioni di cui preferisce leggere e scrivere sono: da nemici ad amanti, da amici ad amanti, e ragazzi che proprio non vogliono saperne di cogliere i segnali.
Scrive storie di vario genere: romance contemporanei con una buona cucchiaiata di angst, romance contemporanei spensierati e, a volte, persino storie con una spruzzata di fantasy.

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