venerdì 15 aprile 2016

Il ritorno di Brad Boney


Musica. Topher Manning raramente pensa ad altro, ma il suo lavoro diurno come meccanico non si sposa esattamente con le sue ambizioni da rock star. Se non troverà un modo per sbloccare tutte le canzoni che ha nella testa, la sua band si avvierà presto verso l’oblio.
Poi arriva il festival South by Southwest che, insieme a una macchina guasta, porta nella sua vita il critico newyorchese Stanton Porter. Stanton offre a Topher un biglietto per il concerto di Bruce Springsteen, dove un bacio esitante e le vibrazioni fantasma del cellulare del ragazzo danno il via a una storia d’amore che promette di andare al di là del possibile.
Credete nella reincarnazione? Io no, ma credo nell’amore, quell’amore che supera il tempo, lo spazio e sì, anche la morte. Non riesco a trovare le parole giuste per rendere giustizia a questo stupendo romanzo. Avevo già largamente apprezzato questo autore con “Il nulla di Ben” di cui, per altro, qui ritroviamo molti degli stessi personaggi.
La narrazione è affidata, a capitoli alterni, a Topher che racconta lo svolgersi dell’azione nel 2012 e ad un giovane Stanton che invece è immerso negli anni ’80. Loro sono i protagonisti, Stanton lo è in entrambe le epoche e, in parte, lo è anche Topher stesso. Le vicende del passato riecheggiano nel presente e lo pongono in una prospettiva più che singolare. Le due storie vanno a braccetto e l’amore che permea ogni singola pagina, le emozioni che vengono suscitate, giungono dritte al cuore del lettore. Le parole di Brad Boney sono come musica, riesce a descrivere una melodia, una canzone, così bene che sembra di sentirla. L’amore incondizionato per la musica, ogni tipo di musica, è un altro tratto distintivo di questa bellissima storia.
Non voglio raccontare nulla della trama, questo libro deve essere letto ed assaporato lentamente per tutte le sue quattrocentodieci pagine che scorrono così veloci da far pregare di non giungere mai all’epilogo. Ci si innamora con il giovane Stanton, si soffre con Huch ed i suoi amici, si Crede con Topher, si viene assorbiti da una girandola di forti emozioni “condite” con musica d’altri tempi, la musica che ha cambiato la storia, ma non solo. I Beatles, Bruce Springsteen, Bob Marley, Simon and Gurfunkel, Carpenters, ma anche i Linkin Park, Killers, persino i Backsteet Boys... solo per citarne alcuni. Una vera colonna sonora che diventa parte integrante della trama stessa.
Vorrei solo che lo leggeste, per quanto possa valere il mio umile parere, è uno dei libri più belli e toccanti che abbia mai letto nella mia vita. Le recensioni non possono essere di parte, alla fine, tutto si riduce ad un personalissimo parere. Certo, si può dire che un libro è scritto bene, ma che la trama è banale, ma il succo è che quel determinato libro non è piaciuto. Qui invece non riesco a trovare un difetto, la scrittura è scorrevole, mai pesante, perfettamente strutturata nonostante i salti temporali. Nulla è lasciato al caso e tutto è perfettamente armonioso. Un libro completo in ogni sua parte.
Leggetelo, non dico altro.


“So che vivo la vita come Topher Manning. So che sto vivendo un’esperienza individuale, lo capisco. Ma so anche che c’è qualcosa più grande di me, chiamalo Dio, o coscienza collettiva o dannato mostro fumoso, per quanto me ne può fregare. Tutto quello che faccio e tutto quello che fai tu – e tutto quello che ognuno di noi fa di continuo – è alla fine un tentativo di collegare le nostre piccole vite a quel qualcosa di più grande. Niente crea questa connessione più della musica – non un dipinto, una scultura, un libro o un’opera teatrale – quindi ecco perché salgo sul palco e canto. Sto tentando di collegarmi all’universo.”

“Non ho mai fatto davvero nulla nella mia vita. Tutto quello che ho fatto è scrivere di quello che hanno compiuto gli altri.”
“Questa è una sciocchezza,” disse Topher. “La musica è come quegli alberi che cadono nella foresta. Non esistono se nessuno li ascolta. Tu rappresenti l’ascoltatore.”
Stanton bevve un sorso di birra. “Mi piace il modo in cui mi vedi.”

Sollevò il bicchiere di succo d’arancia e disse: “Vorrei proporre un brindisi.” Marvin e Hutch alzarono i bicchieri. “Al fatto confortante che la strada davanti a noi è più lunga di quella finora percorsa.”
“Bene, bravo,” disse Marvin. “Al futuro. Che possa bruciare di luce sfavillante o non bruciare affatto.”
Hutch fece un grosso sorriso a Stanton. “Il limite è il cielo.”

Hutch annuì. “Ti amo, Stanton. Più dei miei amici, più della mia famiglia, più della musica stessa. Tu sei la verità pura della mia felicità. Sì, voglio vivere con te. Avremo una casa nostra, canterò per te ogni volta che tu lo vorrai e sarà tutto quello che abbiamo sempre sperato.”

BRAD BONEY vive a Austin, Texas, la settima città più gay d’America. È cresciuto nel Midwest e ha frequentato la NYU. Ha vissuto a Washington, DC, e a Houston prima di stabilirsi a Austin. Dà la colpa al suo background teatrale per il suo stile di scrittura, che definisce “dialogo e didascalie”. Il suo primo libro è stato finalista per il Lambda Literary Award. Crede che la più grande commedia romantica di tutti i tempi sia 50 volte il primo bacio. Il suo film gay preferito degli ultimi dieci anni è Strapped. Non ha mai trovato una boy band che non gli piacesse.


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