mercoledì 30 settembre 2015

LA SCONOSCIUTA di Mary Kubica


Un incontro casuale. Un atto di gentilezza. Un'intricata rete di menzogne. Heidi vede la ragazzina su un binario alla stazione, immobile sotto la poggia torrenziale, mentre stringe tra le braccia un neonato. La ragazzina sale su un treno e se ne va. Heidi non riesce a togliersi quella scena dalla testa... Heidi Wood è sempre stata una donna dal cuore d'oro, ma la sua famiglia inorridisce quando un giorno torna a casa con Willow e la sua neonata di soli quattro mesi: trasandata e senza casa, la ragazzina potrebbe essere una criminale, o anche peggio. Tuttavia Heidi invita Willow e la bimba a restare... A poco a poco, mentre Willow comincia a riprendersi, vengono alla luce inquietanti dettagli sul suo passato e così, quello che è iniziato semplicemente come un gesto gentile precipita sempre più velocemente verso l'abisso...
Un titolo semplice, una copertina attraente e una solo parola per farmi innamorare: thriller. Come alcuni di voi ormai sapranno, ogni tanto, oltre i fantasy, mi piace cambiare genere e avventurarmi in storie intricate, dove bisogna indagare, scoprire, capire. E questo romanzo ha soddisfatto le mie esigenze.
È quasi impossibile parlare della trama, senza rivelare particolari che bisognerebbe scoprire da soli, ma questo è quanto: lei, Heidi Wood, una persona generosa e altruista, sposata con lui, Chris, uomo in carriera con l’ossessione per i soldi. Una figlia adolescente, Zoe, con tutte le problematiche del caso; una famiglia benestante, che vive serena fino a quando questa serenità viene minata dalla presenza in casa di Willow, una vagabonda senzatetto di cui non si sa nulla, e della sua bambina di quattro mesi, Ruby.


Da qui ha inizio una storia appassionante, che cresce pagina dopo pagina, arricchendosi di particolari e di indizi utili alla risoluzione degli enigmi disseminati qua e là nell’intreccio. Un intreccio non particolarmente intricato, ma che compie salti temporali, senza confondere il lettore, lo aiuta nell’impegnativo compito di cercare, di cogliere dettagli che, pezzo dopo pezzo, trovano la loro giusta collocazione nel puzzle dell’intera vicenda.
“ Se ne stava lì, a braccia spalancate in attesa che le restituissi la bambina. Vestiva un’altra delle vecchie tenute di Zoe: jeans con uno strappo all’altezza del ginocchio, maglietta a maniche lunghe che su di lei diventano tre quarti.Una delle calze esibiva un grosso buco in corrispondenza dell’alluce, e io mi sono scoperta a riflettere su quanto sia stata ingenua ad accogliere Willow in casa mia. E se dopotutto Chris avesse ragione?Non mi ero fermata a considerare gli effetti che quella presenza avrebbe avuto sul benessere della mia famiglia, troppo preoccupata del benessere di lei per pensare a Zoe, a Chris.”


“ Ho prestato attenzione all’ammonimento di Chris: in che misura credi di poter realmente conoscere una persona?”

Il racconto delle vicende è affidato a tre diversi punti di vista: quello di Heidi, quello di Chris e quello di Willow e, nonostante ciò, la narrazione scorre fluida e chiara senza problemi.
Un thriller molto più basato sulla psicologia dei personaggi, tra l’altro molto ben caratterizzati, che coinvolge la sfera emotiva del lettore a trecentosessanta gradi.
Procedendo nella lettura infatti, si scopre molto della vita di tutti i personaggi che animano la scena, le motivazioni che li muovono, il vissuto, il passato e il presente.
Personalmente questo romanzo mi è piaciuto: ha fatto lavorare la mia mente, seguendo la storia attraverso gli occhi dei personaggi direttamente interessati, mi ha permesso di immedesimarmi nelle loro situazioni, nei vari momenti della vita, e mi sono ritrovata diverse volte a chiedermi se al posto loro mi sarei comportata diversamente, entrando in sintonia con le loro emozioni che sono riuscita a rendere anche mie. Mi sono posta domande, ho formulato ipotesi, che spesso e volentieri sono state smentite, altre volte confermate, senza per questo risultare un romanzo banale e scontato. E’ un libro che lavora molto sulla psicologia, non solo dei personaggi, ma anche e soprattutto su quella del lettore.

“L’aspetto strano dei deliri è che una persona può comportarsi in modo relativamente normale pur soffrendone. I suoi deliri non sono del tutto al di fuori del reame delle possibilità.”



Questa storia mi ha insegnato come la sofferenza, inflitta e subita per cause differenti, sia in grado di cambiare una persona per sempre; di come la sofferenza stessa sia in grado di lasciare segni indelebili, magari invisibili, che prima o poi portano inevitabilmente a delle conseguenze, più o meno gravi. A come i traumi si possano superare, tante volte con l’aiuto di altri, ma senza che questi vengano mai del tutto dimenticati e determinino le nostre relazioni con il prossimo. Di quanto l’apparenza possa  ingannare, anche quando sembra del tutto impossibile.
Ma soprattutto, quanto si può pensare di conoscere bene una persona? Quanto della sua mente ci viene nascosto? Una domanda alla quale, nemmeno nell’arco di una vita intera, si può dare una risposta certa.



Dopo una laurea in arte e una in letteratura alla Miami University di Oxford, Mary Kubica vive fuori Chicago con suo marito e le figlie, ama la fotografia, il giardinaggio e prendersi cura degli animali.
La sconosciuta è il suo secondo romanzo.


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